Ombreggiatura e Ombrè: l’estate nei capelli per tutto l’anno

1 Set

La moda 2013 per lasciare sui nostri capelli una traccia dell’estate che duri per tutto l’anno, è la nuova tecnica dell’ombrè (Ombre Hair Color), un’ombreggiatura che consiste nel creare un gradiente di colore lungo tutta la capigliatura, dalla radice alla punta.

All’attaccatura dei capelli infatti avremo un colore più scuro e corposo, per poi passare via via che ci avviciniamo all’estremità inferiore, ad un colore più luminoso e intenso, senza però creare il fastidioso “effetto ricrescita”. Lavorando sull’intensità dei toni senza creare stacchi eccessivi di colore, la nostra chioma avrà l’aspetto vibrante e naturale dei capelli esposti al sole, conferendo loro tridimensionalità e volume.
Le tecniche principali sono tre: la prima il degradè Joelle, che illumina i nostri capelli con una schiaritura naturale e progressiva, con colpi di sole che degradano generalmente in due toni, e che ha un prezzo che si aggira intorno ai 30-40 euro.

Se vogliamo invece un effetto più intenso c’è la tecnica dello Shatush, che si effettua sulle ciocche cotonate, con un effetto molto meno aggressivo sulla struttura del capello che risulta quindi meno rovinato, schiarendo le ciocche da uno a quattro toni a partire dal colore di base. L’effetto è duraturo (uno o due mesi), ma lavorando sulle tonalità di partenza del capello naturale non è possibile scegliere le nuances. Il costo è di 70-100 euro.
Il balayage invece si effettua lavorando le ciocche dei capelli a partire dalla nuca, con un “effetto stella” che rende i capelli luminosi, valorizzando particolarmente il viso e la frangia con intensi colpi di luce.

Il vantaggio delle ombreggiature è di non agire come tinture, evitando quindi l’effetto ricrescita, o sgradevoli stacchi troppo intensi di colore, e ben adattandosi al naturale processo di schiaritura progressiva dei capelli esposti al sole. Inoltre si tratta di procedimenti molto svelti (da 15 a 40 minuti), che non richiedono lunghe e fastidiose messe in piega.

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Articolo a cura di: Dr. Claudio Butticè